Identità di genere
In un corpo estraneo…
Il punto di sofferenza maggiore per le persone con DIG è sentire il proprio corpo come estraneo: quello che in genere costituisce la base della nostra identità diventa, in questo caso, un nemico che disconferma il nostro vissuto. Nel prendere in considerazione questa problematica, non si può prescindere dal contesto relazionale in cui ha avuto origine tutta quella serie di eventi che, per vie complesse e non facili da ricostruire, hanno favorito l’insorgere del DIG: l’individuo transessuale non accetta o vive con smarrimento e sofferenza un corpo che all’interno delle relazioni significative non trova un riconoscimento coerente a ciò che lui sente o in alcuni casi un rispecchiamento che potremmo definire non puntuale o confuso. Nella pubertà e nell'adolescenza le differenze legate al genere sono enfatizzate dallo sviluppo dei caratteri sessuali (evidenza dei genitali esterni, sviluppo del seno, crescita e distribuzione dei peli sul corpo, ecc.) che rendono evidente l'appartenenza corporea ad un genere biologicamente definito. È uno stadio in cui l’apparire si concretizza in forme non più eludibili a se stesso o commutabili. Sicuramente l’adolescenza è una delle tappe evolutive più difficili a causa dell’entità dei cambiamenti ormonali, fisiologici e somatici che catapultano il bambino nel mondo adulto. A questi cambiamenti corporei si aggiungono ansie e problemi legati alle prime esperienze amorose e sessuali che iniziano proprio in questo periodo. Se questi cambiamenti costituiscono un momento di crisi per tutti gli esseri umani, per il ragazzo/a con DIG sono un momento particolarmente doloroso: è proprio in queste fasi che il corpo dell’adolescente transessuale diventa un estraneo, un traditore dell'identità della persona che a questo punto può solo cercare di nascondere agli altri e a se stessa l'evidenza corporea: fasciandosi il seno nel caso delle FtM, o nascondendo il pene con biancheria intima molto stretta nel caso dei MtF. Il pesante disagio dovuto all’impossibilità di riconoscersi in un corpo che non corrisponde al proprio sentire, è aggravato dagli stereotipi sociali che, nell’immaginario collettivo, assimilano la condizione delle persone con DIG a realtà quali la prostituzione e la perversione. Il bisogno di essere accettati e riconosciuti e la negazione di questa esigenza prima da parte della famiglia d’origine e poi della società contribuisce a creare una condizione talmente dolorosa che, per ridurre tale dissonanza, queste persone richiedono un percorso di adeguamento che va dalle modifiche nel modo di vestire, alla somministrazione di ormoni e alle richieste di interventi chirurgici.